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La fragilità e la sua tutela.

I Ragazzi del Borgo

Aggiornamento: 22 nov 2023

Tra i tantissimi aspetti su cui la crisi ucraina ci spinge a riflettere ce n’è uno in particolare che, come quasi in tutte le guerre, passa in secondo piano : LA DISABILITA'.

Anzi le diverse disabilità e con esse le diverse esigenze assistenziali di coloro che, adulti o bambini, sono costretti a vivere e sopravvivere in condizioni al limite dell’umano. Costretti a scappare dalle proprie case, il più delle volte con modalità a dir poco funamboliche ed estremamente pericolose.

A lasciare i luoghi nei quali la loro disabilità viene curata, mitigata e resa meno dura.

Ma la guerra non fa sconti a nessuno e si prende anche le piccole isole di solidarietà, serenità e umanità costruite, immaginiamo faticosamente, per proteggere le persone con disabilità.

L’associazione guerra-disabilità riporta generalmente l’immaginario collettivo ai mutilati di guerra ovvero coloro che, mandati al confino, tornano feriti, traumatizzati e invalidi, nel migliore dei casi. Ci si interroga quindi su quale possa essere il destino di coloro che la guerra la subiscono impotenti.

Passando in rassegna la storia dell’umanità è risaputo come il disabile sia sempre stato percepito come un peso per la società che lo emarginava dalle interazioni sociali perché "brutto e pericoloso" come accadeva nell’Antica Grecia, oppure perché frutto del peccato e del demonio come invece era percepito durante il Medioevo. A quei tempi il disabile non aveva diritti e tutele in tempo di pace, figuriamoci in tempo di guerra. Anche con l’avvento dell’Era Moderna e della scienza darwiniana la sostanza non cambia: da questo momento si guarda al disabile anche come un soggetto, terribilmente a volte come una cosa, da studiare, da capire senza nessuna tutela per la sua dignità.

L’unico momento in cui si ritiene che il disabile possa avere un vero e proprio ruolo in guerra, purtroppo in accezione negativa, è durante la seconda guerra mondiale. La drammatica sorte che spettava loro è ormai risaputa.

Oggi però, in un mondo in cui si cerca di tutelare ogni aspetto e di integrare ogni minoranza, come stanno le cose? Il disabile nei conflitti armati ha delle tutele? Quali?

L’ONU si è mossa, forse tardi, nel 2019 emanando la Risoluzione n.2475. Questa invita gli Stati Membri e le parti del conflitto a tutelare e proteggere le persone con disabilità e ad assicurare loro l’accesso alla giustizia e ad ogni sorta di assistenza umanitaria, senza ostacoli. Stabilisce che in caso di guerra gli Stati debbano provvedere ad eliminare discriminazioni ed emarginazione sulla base delle disabilità.

Le drammatiche notizie che ci giungono dal conflitto europeo in corso ci mostrano senza mezzi termini l'inconsistenza sostanziale di questa risoluzione che ha forse più lo scopo di sensibilizzare formalmente i Paesi coinvolti. Ma, se da un lato la risoluzione in sé per sé non propone misure concrete, dall'altro sembra che si muovano i primi passi per il riconoscimento delle fragilità particolari in un momento di fragilità generale.

In ogni caso - scontato a dirsi - la guerra coinvolge e travolge tutti in egual misura, non fa distinzioni di tipo economico, razziale, sociale o di genere, e le immagini che vediamo in questi giorni, e che speriamo si fermino al più presto, non possono che esserne la conferma.


A cura della Dott.ssa MariaRosaria Ercolini

 
 
 

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